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Cinquantenario dell'Alluvione di Firenze del 4 novembre 1966
Conferenza di Simone Mannini dell' ARI, Associazione Radioamatori Italiani, sul contributo dato dai Radioamatori Fiorentini, ma anche Toscani e Italiani, nel soccorso alla popolazione di Firenze alluvionata


Il 4 novembre 1966 Firenze era alluvionata e isolata dal resto d’Italia, ma anche dai comuni limitrofi. Infatti la città era sotto una massa d’acqua inaudita, irragiungibile, senza corrente elettrica e senza telefoni: le centrali telefoniche allagate erano fuori uso, i gruppi elettrogeni di soccorso sott’acqua e inutilizzabili. Firenze, il pomeriggio del 4 novembre viveva una situazione disperata: l’acqua aveva raggiunto altezze da diluvio universale, da qualche parte era arrivata a 6 metri , la città si preparava ad affrontare, da sola, una notte disgraziata d’acqua, di buio e di fango, mentre la popolazione stremata e impaurita avvertiva le prime necessità vitali, mancavano le medicine, il vestiario , i viveri. In questo contesto della città in ginocchio, anche perché priva di comunicazioni per affrontare l’emergenza, ecco giungere l’aiuto preziosissimo dei radioamatori che dalle loro case, poi dalla prefettura , dal comune e dai principali posti di soccorso, con le loro radio, alimentate a batteria e tecnicamente ben attrezzate, informavano la Toscana , l’Italia e il Mondo della tragedia di Firenze dando luogo così a una risposta corale di aiuti. Simone ci ha informati anche delle attività svolte nell’immediato dopo alluvione, preziosissimo delle comunicazioni radio funzionali ai soccorsi per la popolazione, per gli ospedali, per le autorità istituzionali preposte, addirittura fungevano anche da ufficiali postali nella ricezione e trasmissione dei telegrammi. Un’ opera preziosissima che ha alleviato non poco le difficoltà e i disagi inflitti alla città e ai cittadini dalla tragedia dell’alluvione, un’opera che ha messo pienamente in evidenza la bellezza di questi nostri amici Angeli della Radio, che affiancano, ma da un livello di cielo più alto, gli angeli del fango che tanto hanno dato a Firenze.
 

 
 

 

Cinquantenario dell'Alluvione di Firenze del 4 novembre 1966
Conferenza di Lorenzo Tomassoli della Protezione Civile del Comune di Firenze tematica
del Piano di Emergenza, delle Norme Comportamentali, delle Informazioni alla Popolazione


Molto interessante la manifestazione della protezione civile di venerdì 11 novembre nella Compagnia della Santissima Annunziata. Si è parlato di eventi avversi e del ruolo preziosissimo della Protezione Civile in tali situazioni, situazioni di svariati rischi per la popolazione di cui le più importanti sono le alluvioni e i terremoti. Per la città di Firenze la Protezione civile fa capo al Sindaco il quale conoscendo nel dettaglio le situazioni critiche dispone gli interventi sia a livello centrale con le strutture preposte, che periferico con le strutture del Volontariato presenti in città, anche al Galluzzo è presente, molto ben attrezzata, una sezione di protezione civile nell’ambito della Misericordia. I cittadini in difficoltà faranno comunque capo al Comune di Firenze il quale disporrà gli interventi. Sono state spiegate le norme comportamentali in caso di alluvioni: l’abbandono dei piani bassi , ricovero nei piani più alti pensando alle cose vitali da prendere come le medicine, l’acqua e il vestiario. Bisogna evitare poi pericoli ricorrenti come sostare sui ponti, sostare sugli argini, camminare nell’acqua torbida dove potrebbero annidarsi pericoli. La Protezione civile si avvale di strutture avanzatissime come il LAMMA per gli allerta meteo, ma ora anche di un ALERT SYSTEM di informazione ai cittadini, sul telefono fisso già esistente, da ora anche sul telefonino previa registrazione sul sito, con tutte le segnalazioni di pericolo, le raccomandazioni e le norme da adottare nell’evento avverso. Molto interessante anche le norme comportamentali in caso di terremoto, esistono luoghi di raccolta dei cittadini segnalati da grandi cartelli, per il Galluzzo il luogo di raccolta è piazza Acciaioli, purtroppo abbiamo appreso che Firenze non è indenne da terremoti, si è parlato di una potenzialità massima di 5.2 gradi, interessante anche la cartina con le aree di accelerazione dell’onda sismica in alcune zone della Città. Grazie alla Protezione civile del Comune di Firenze di tutte le cose che sono state dette e di tutte le attenzioni che sono state dedicate ai presenti alla conferenza, ma soprattutto grazie dell’attenzione che viene dedicata, come dicono loro h 24, a tutti i cittadini che veramente possono sentirsi rassicurati da questa presenza preziosissima che si occupa di loro nelle situazioni difficili.
 

 
 

 

Cinquantenario dell'Alluvione di Firenze del 4 novembre 1966
Conferenza del Professor Carlo Cecioni sulle Alluvioni di Firenze nell'arco dei secoli
in particolare della disastrosa Alluvione del 1333


Il professor Cecioni, nella sua lucidità abituale, ci ha parlato delle grandi alluvioni che si sono succedute nel tempo a Firenze. In particolare ci ha parlato della grande alluvione del 1333 quando a Firenze, in un balenio di lampi continuo e di boati impressionanti, durò quattro giorni e quattro notti senza mai smettere, tuoni e fulmini si susseguirono in maniera impressionante rovesciando su Firenze, ma anche presumibilmente nel bacino dell'Arno, un diluvio d’acqua suscitando nei fiorentini una paura mai conosciuta prima, così documenta Giovanni Villani nel suo libro. Una catastrofe inaudita d’acqua, di fango e di fame con il crollo dei ponti e di gravissimi danni alle infrastrutture e alle case. In via San Remigio ancora oggi è visibile il segno dell’alluvione ricordata da un cartello. Carlo ci ha parlato della Firenze dell’epoca , grande delle sue attività economiche, delle arti con riferimenti alle vie dove esse si svolgevano, molto interessante la toponomastica della città all’epoca. Poi i mulini che si susseguivano lungo il fosso macinante, il così detto fosso si dipartiva da Santa Rosa scorrendo verso Ovest parallelo al Parco delle cascine. L’alluvione del 1333 inferse un colpo mortale alla città, ma più tardi Firenze saprà risollevarsi tornando a splendere, punto di riferimento delle arti della cultura e della bellezza nell'arte, nel suo e nostro magnifico Rinascimento.

Grazie Carlo delle tue parole che sempre ci catturano e ci arricchiscono di particolari interessantissimi della storia della città, della città che amiamo.
 

 
 

 

Cinquantenario dell'Alluvione di Firenze del 4 novembre 1966
Conferenza dell'ingegner Luigi Di Paco e dell'ingegner Maddalena Turchi
in particolare della disastrosa Alluvione del 1966
di cui ricorre il Cinquantenario


L’alluvione non era attesa in città, nessuno se l’aspettava nonostante la grande pioggia, le preoccupazioni erano piuttosto per i territori a monte dove venivano segnalati allagamenti , furono inviati 100 Vigili del fuoco a Figline. Ma la pioggia continuava a cadere il 3 novembre, le fognature si spaccavano e l’acqua inziava a correre nelle strade, poi l’arno alle prime ore del mattino del 4 novembre, debordava in più punti e fu un crescendo continuo delle acque fino ad allagare la città intera, solo alle 16 del pomeriggio l’acqua inizia lentamente a decrescere di qualche centimetro dalle altezze incredibili raggiunte, i primi piani erano sommersi, in qualche zona della città c’erano 6 metri d’acqua. Poi l’ingegner Luigi, dalla sua posizione autorevole di responsabile del lato destro cittadino dell’arno in caso di piena, ha scagionato completamente la diga dell’Enel di Levane da qualsiasi responsabilità sulla piena. La diga svolgeva correttamente la sua funzione: l’acqua scaricata era la stessa dell’acqua ricevuta. Ma l’acqua era tanta: dalla diga di Levane, alle 5,15 del 4 novembre, transitavano 1900 metri cubi al secondo, poi la Sieve aggiungeva 1100 metri cubi, ma a Rosano erano già 4100 metri cubi a fronte di una capacità di transito del Ponte Vecchio di 1900 metri cubi. Firenze era indifendibile e la catastofe, inaudita d’acqua e di fango, si abbatteva sulla città. Le prospettive dice l’ingegner Luigi adesso sono migliori, la capacità di transito delle acque al Ponte Vecchio è aumentata, grazie all’abbassamento di un metro dell’alveo del fiume al ponte veccchio e con il rialzamento delle spallette sul lungarno, intorno a 3000 metri cubi al secondo dai precedenti 1900 metri cubi, poi sono in allestimento casse di espansione che catturano le acque quando il fiume raggiunge determinati livelli di guardia conservandole in più bacini comunicanti per poi ricederle all’Arno non appena il livello del Fiume lo consenta. Quindi c’è ottimismo e speranza per il futuro del fiume, un futuro libero dalle catastrofi di acqua e di fango, come quelle che ci hanno colpito nel novembre, il 4 novembre 1966. Grazie a Luigi e a Maddalena che ci hanno fatto rivivere nel dettaglio, terribile, dei particolari, il dramma dell'Alluvione del 4 novembre 1966.